EREMO DI CAMALDOLI
𝑷𝒖𝒓𝒈𝒂𝒕𝒐𝒓𝒊𝒐 𝑽, 94 - 96
𝑷𝒂𝒓𝒂𝒅𝒊𝒔𝒐 𝑿𝑰, 106
Racconti, escursioni, storie, leggende
EREMO DI CAMALDOLI
𝑷𝒖𝒓𝒈𝒂𝒕𝒐𝒓𝒊𝒐 𝑽, 94 - 96
𝑷𝒂𝒓𝒂𝒅𝒊𝒔𝒐 𝑿𝑰, 106
Abete Douglas
Deve il suo nome a Davide Douglas uno scienziato scozzese che dal Nord America introdusse i semi in Europa nella prima metà del 1800.
Nel 2016 un team di ricercatori ha stabilito che l' Abete Douglas, all'interno della foresta di Vallombrosa, con i suoi metri 62,45 è l'albero più alto d'Italia.
L'Anello dei giganti è un sentiero perfettamente segnalato e inizia davanti alla vecchia costruzione, ex residenza signorile, ex albergo del Lago che si trova circa a metà della strada tra la Consuma e Vallombrosa.
Davanti a questo edficio, un monumeto e una fontana dietro la quale inizia il sentiero.
Con Camaldoli si intende l’eremo, il monastero e la montagna su cui sorgono entrambi, all'interno del parco delle foreste casentinesi.
L’eremo fu fondato da San Romualdo circa nel 1012 in un radura detta Campo di Maldolo, probabilmente dal nome del proprietario dei terreni. Tra le celle visitabili è visibile quella di San Romualdo.
Il monastero era chiamato anticamente Fonte-Bono per le abbondanti acque da cui è circondato, provenienti dalla catena appenninica che divide la Romagna dal Casentino. Si trova proprio sopra il fosso di Camaldoli sul quale sorgeva un’antica segheria.
Una parte di esso era riservata ai malati, solo maschili, portati dai paesi vicini e che venivano curati dai monaci fino alla completa guarigione. Fu istituita anche una farmacia dove il monaco speziale preparava le medicine e fino a pochi anni fa si potevano ammirare i vecchi utensili e vecchi libri e ricettari.
Centro di ritrovo per gli umanisti del ‘500, albergo e centro culturale in epoca moderna, la foresteria ospita innumerevoli convegni e gruppi culturali. Circondata dalla magnifica foresta è luogo di partenza per le innumerevoli escursioni che portano a conoscere tutta la montagna circostante.
La chiesa, a lato della foresteria, è stata distrutta e ricostruita più volte. Al suo interno si trovano pregevoli opere tra cui alcuni dipinti del Vasari.
LA FORESTA
La foresta di Camaldoli è una delle 149 riserve naturali e foreste demaniali del Raggruppamento Carabinieri per la Biodiversità ed è inserita nel complesso delle Riserve Naturali Biogenetiche Casentinesi gestite dal Reparto Carabinieri Biodiversità di Pratovecchio
https://it.wikipedia.org/wiki/Riserva_naturale_Camaldoli https://www.parcoforestecasentinesi.it/itDa Campocatino (1010m.), antico alpeggio dai caratteristici "caselli", costruzioni a due piani che ospitavano i pastori e i loro animali, si raggiunge in breve tempo, mantenendo sulla destra l'imponente parete del Monte Roccandagia (1717m.), l'Eremo di San Viviano (o Viano). Si tratta di una cappella d'abri, ovvero sotto la roccia, già documentata in una visita pastorale risalente al 1568. La leggenda popolare ci racconta che Viviano fosse di origine reggiana, amante della natura (in zona crescono cavoli selvatici chiamati appunto "cavoli di San Viviano", di cui si narra egli si nutrisse abbondantemente) e che abbia sempre condotto una vita umile, dapprima lavorando la terra, poi ritirandosi a vivere in solitudine; è inoltre considerato protettore dei cavatori di marmo.
Tornando sui nostri passi è possibile raggiungere la sovrastante vetta del Monte Roccandagia. La via escursionistica senza particolari difficoltà inizia infatti da Campocatino e segue il sentiero numero CAI 177; in alternativa possiamo raggiungere la cresta seguendo appunto il "canale di San Viviano", percorso non segnato il cui inizio si trova proseguendo lungo il sentiero CAI 147 (lo stesso che abbiamo seguito per raggiungere l'eremo) e che presenta alcuni impegnativi passaggi su roccia (difficoltà EE+/PD), quindi da intraprendere con cautela.