21.5.20

Terminus, il guardiano dei confini dei campi

Terminus era una divinità romana che presiedeva i confini dei campi, ovvero una pietra, sobrio emblema della stabilità. Quando gli dei si ritirarono dal Campidoglio e da Giove, Terminus rimase al suo posto senza muoversi. È rappresentato con la testa di un uomo e con la parte inferiore a forma di paletto affilato da fissare in terra.
Si dice che il suo culto sia stato istituito dal re Numa Pompilio, il quale ordinò che tutti dovevano contrassegnare i confini della proprietà terriera con pietre consacrate a Giove: presso queste pietre di confine, durante le festività denominate Terminalia, venivano offerti sacrifici. Il Terminus dello stato romano originariamente si trovava tra la quinta e sesta pietra miliare sulla strada verso Laurentum, vicino a un luogo chiamato Festi.
Un altro Terminus pubblico si trovava nel tempio di Giove nel Campidoglio. Si dice che quando questo tempio fu fondato tutti gli dei dovettero cedere posto a Giove e a Giunone, con l’eccezione di Terminus e Yuventus, i cui santuari gli auguri non permisero di rimuovere. Questo fu interpretato come un presagio che lo stato romano sarebbe rimasto sempre immutato e giovane, e le due divinità furono lasciate all’interno del tempio. E’ probabile comunque che il dio Terminus non sia altro che Giove stesso nella funzione di protettore dei confini. Lattanzio, scrittore di fede cristiana che considerava i pagani adoratori di molte divinità di poco conto, afferma che il dio Terminus è uno di quelle, perché rozzo e scortese. È un peccato che Lattanzio non abbia potuto vivere nei tempi contemporanei, quando avrebbe potuto vedere una schiera di santi cristiani di piccole dimensioni. Lattanzio definisce inoltre Terminus come la roccia immobile del Campidoglio.
E cosa posso dire delle persone che adorano tali ceppi e pietre (lapides et stipites) a parte il fatto che loro stessi sono ceppi e pietre ? "(Advertus Gentes, libro i., cap. XX).
Durante le Terminalia che si celebravano il 23 febbraio i proprietari dei campi confinanti si radunavano intorno alla pietra terminale loro comune e innalzavano le loro offerte incruente cioè di segale, miele, vino ecc. e poi banchettavano allegramente.






Moderni cippi di confine


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