Terminus
era una divinità
romana che presiedeva i confini dei campi, ovvero una pietra, sobrio
emblema della stabilità. Quando gli dei si ritirarono dal
Campidoglio e da Giove, Terminus rimase al suo posto senza muoversi.
È rappresentato con la testa di un uomo e con la parte inferiore a
forma di paletto affilato da fissare in terra.
Si
dice che il suo culto sia stato istituito dal re Numa Pompilio, il
quale ordinò che tutti dovevano contrassegnare i confini della
proprietà terriera con pietre consacrate a Giove: presso queste
pietre di confine, durante le festività denominate Terminalia,
venivano offerti sacrifici. Il Terminus dello stato romano
originariamente si trovava tra la quinta e sesta pietra miliare sulla
strada verso Laurentum,
vicino a un luogo chiamato Festi.
Un
altro Terminus pubblico si trovava nel tempio di Giove nel
Campidoglio. Si dice che quando questo tempio fu fondato tutti gli
dei dovettero cedere posto a Giove e a Giunone, con l’eccezione di
Terminus e Yuventus, i cui santuari gli auguri non permisero di
rimuovere. Questo fu interpretato come un presagio che lo stato
romano sarebbe rimasto sempre immutato e giovane, e le due divinità
furono lasciate all’interno del tempio. E’ probabile comunque che
il dio Terminus non sia altro che Giove stesso nella funzione di
protettore dei confini. Lattanzio, scrittore di fede cristiana
che considerava i pagani adoratori di molte divinità di poco conto,
afferma che il dio Terminus è uno di quelle, perché rozzo e
scortese. È un peccato che Lattanzio non abbia potuto vivere nei
tempi contemporanei, quando avrebbe potuto vedere una schiera di
santi cristiani di piccole dimensioni. Lattanzio definisce
inoltre Terminus come la roccia immobile del Campidoglio.
“E
cosa posso dire delle persone che adorano tali ceppi e
pietre (lapides et
stipites) a
parte il fatto che loro stessi sono ceppi e pietre ? "(Advertus
Gentes, libro i., cap. XX).
Durante le Terminalia che si celebravano il 23 febbraio i proprietari dei campi confinanti si radunavano intorno alla pietra terminale loro comune e innalzavano le loro offerte incruente cioè di segale, miele, vino ecc. e poi banchettavano allegramente.
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