ROMENA - Casentino
Il
Castello di Romena nella descrizione della
viaggiatrice e scrittrice inglese Ella Noyes, (“The Casentino and
Its Story” 1905) che nei primi anni del ‘900 ha attraversato il
Casentino a cavallo con sua sorella pittrice:
"Di
tutte le roccaforti del Casentino, Romena ha l'aspetto più tragico.
Le torri, colpite dalle avversità, sollevandosi sopra le terrazze
aride che circondano la collina sottostante, sembrano narrare non del
lento decadimento del tempo, ma di qualche improvvisa distruzione
caduta su di loro per i loro peccati.
È
come se il calore dei fuochi illeciti in cui Mastro Adamo ha coniato
i falsi fiorini per i Conti Guidi avesse bruciato le pietre del
castello.
Nei
giorni di tempesta, le nuvole che rotolano, sono lanciate dal
riflesso di un luccichio invisibile sconosciuto e nel crepuscolo
serale, quando il cielo si accelera in una bellezza di rosa, e le
colline ad est sono calde e dorate, Romena diventa scura, solitaria;
le torri imbronciate riflettono appena lo splendore occidentale e non
illuminate da alcun raggio di candela all'interno. "
Dante
Alighieri, durante il suo
esilio avrebbe soggiornato al castello e si riferisce specificamente
a Romena nel canto XXX della Divina Commedia quando fa parlare Mastro
Adamo il falsificatore delle monete d’oro. Si ritiene che
proprio a Romena il poeta abbia preso ispirazione per l’Inferno
osservando i carcerati che con la pena maggiore venivano calati più
in basso possibile.
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