1.8.20

ROMENA - Casentino



Il Castello di Romena nella descrizione della viaggiatrice e scrittrice inglese Ella Noyes, (“The Casentino and Its Story” 1905) che nei primi anni del ‘900 ha attraversato il Casentino a cavallo con sua sorella pittrice:

"Di tutte le roccaforti del Casentino, Romena ha l'aspetto più tragico. Le torri, colpite dalle avversità, sollevandosi sopra le terrazze aride che circondano la collina sottostante, sembrano narrare non del lento decadimento del tempo, ma di qualche improvvisa distruzione caduta su di loro per i loro peccati.

È come se il calore dei fuochi illeciti in cui Mastro Adamo ha coniato i falsi fiorini per i Conti Guidi avesse bruciato le pietre del castello.

Nei giorni di tempesta, le nuvole che rotolano, sono lanciate dal riflesso di un luccichio invisibile sconosciuto e nel crepuscolo serale, quando il cielo si accelera in una bellezza di rosa, e le colline ad est sono calde e dorate, Romena diventa scura, solitaria; le torri imbronciate riflettono appena lo splendore occidentale e non illuminate da alcun raggio di candela all'interno. "

Dante Alighieri, durante il suo esilio avrebbe soggiornato al castello e si riferisce specificamente a Romena nel canto XXX della Divina Commedia quando fa parlare Mastro Adamo il falsificatore delle monete d’oro. Si ritiene che proprio a Romena il poeta abbia preso ispirazione per l’Inferno osservando i carcerati che con la pena maggiore venivano calati più in basso possibile. 









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