1.8.20

OMOMORTO a ROMENA




Il Castello di Romena porta con sé un sinistro promemoria dantesco. 
Sulla strada della Consuma in direzione di Poppi incontriamo un podere, si trova in alto a sinistra: davanti di alzano degli arbusti attorcigliati. Si chiama Uom Morto, o Omomorto. Se si sale dietro la casa, si arriva sulle tracce della vecchia via e seguendola per circa un chilometro si incontra un altro sentiero in direzione di Stia: qui troviamo un mucchio di pietre, la Macia dell'Uom Morto. Si dice che questo monumento rozzo segni il punto in cui un criminale fu giustiziato.
Ogni passante, o per compassione o per qualche sentimento religioso, o forse per una superstizione che allontani la sfortuna malvagia, lanciava una pietra sul mucchio. Il morto, così commemorato sulla solitaria collina, ha trovato un'altra immortalità. Egli altro non era che Mastro Adamo, il falsificatore di Romena.  (Dante Alighieri, Divina Commedia Inferno XXX, vv. 46-90). Le pietre sono ancora visibili. I contadini raccontano che i loro nonni hanno sentito tutto questo da altro generazioni. 




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